IBD DARK & LIGHT: Dalla corretta rivalutazione all'ottimizzazione della terapia

Evento rinviato a D.D.D.    13 Ottobre 2016 Ore: 09:00 -  I.R.C.C.S. «S. DE BELLIS» -  Centro congressi

Evento ECM: 1534–168899 ED.1
Per Infermieri e Medici Chirurghi.
Crediti nr. 11,3

Evento rinviato a D.D.D.    13 Ottobre 2016 Ore: 09:00 -  I.R.C.C.S. «S. DE BELLIS» -  Centro congressi

RAZIONALE SCIENTIFICO

Nella terapia delle malattie infiammatorie intestinali l’obiettivo primario e’ ottenere la remissione dei sintomi ed il suo mantenimento, ma gli obiettivi del trattamento negli ultimi 10 anni, sotto la spinta dell’osservazione dei successi clinici e strutturali, determinati dall’introduzione della terapia con biologici, sono decisamente variati. Si e’ passati dalla risoluzione dei sintomi ad un controllo profondo della malattia infiammatoria obiettivato dalla guarigione mucosale, con un controllo continuativo clinico e bioumorale che imponga ottimizzazione dei trattamenti nel breve termine.
Alla base pero’ delle valutazioni cliniche esiste l’esatto inquadramento strutturale delle malattie, in termini di estensione e di gravita’ delle lesioni; cio’ consente di pianificare una strategia terapeutica sartorializzata sul singolo paziente in relazione alle differenti modalita’ di espressione e di estensione della malattia.
Se l’obiettivo del trattamento deve essere il controllo della patologia evitando il più possibile le recidive cliniche di malattia, bisognerebbe procedere come i reumatologi fanno già da qualche anno, ossia secondo il treat to target attraverso la strategia cosiddetta del “tight control”. Cercare di arrestare la progressione della malattia che, nel caso delle patologie reumatologiche, e’ evitare la comparsa del danno radiografico che diventa irreversibile. Il tight control e il quindi il treat to target nelle IBD consente di evitare tutte quelle complicanze intestinali che porterebbero ad ospedalizzazione, intervento chirurgico e nella peggiore delle ipotesi alla manifestazione di un cancro. Pertanto sarebbe opportuno trattare il paziente ponendosi come obiettivo una risposta clinica continua, una risoluzione sintomatologica ed endoscopica che eviti o minimizzi la percentuale di recidiva di malattia. Il problema che emerge e’ che lo stretto controllo della malattia porti ad un over-treatment ed ad un utilizzo eccessivo di procedure diagnostiche invasive (endoscopia e risonanza magnetica); la conoscenza dei parametri predittivi di evoluzione disabilitante, evidenziata da un corretto inquadramento clinico e strutturale, può, però, consentire di evitare un eccessivo trattamento ed utilizzo di procedure diagnostiche invasive.
L’endoscopia riveste un ruolo chiave quindi nell’ottimizzare le strategie terapeutiche; il meeting odierno e’ volto ad evidenziare, mediante la successione di diversi casi clinici di colite ulcerosa e malattia di Crohn, differenti situazioni diagnostiche e terapeutiche su cui discutere ed implementare la migliore strategia terapeutica ed ottimizzare il ricorso alla valutazione endoscopica. Si evidenziera’, inoltre, il razionale dell’utilizzo di tecniche diagnostiche non invasive come l’ecografia delle anse intestinali e dei parametri bioumorali e fecali (calprotectina, lattoferrina) di attività di malattia.

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Data di pubblicazione:

08/06/2016

Ultimo aggiornamento:

03/04/2017