Malattia di Fabry o di Anderson-Fabry

Sintesi della condotta assistenziale in emergenza malattie rare

La malattia di Fabry è una patologia genetica determinata da una mutazione del gene GLA situato sul cromosoma X e caratterizzata da alterazioni del metabolismo dei glicosfingolipidi con conseguente accumulo lisosomiale di Globotriaosylceramide (Gb3) in diverse cellule dell’organismo. I pazienti possono presentare un ampio spettro di manifestazioni cliniche, solitamente più severe nei maschi, meno nelle donne.
 
Clinicamente può manifestarsi con:
  • severo dolore neuropatico che interessa più frequentemente gli arti (acroparestesie), che può esacerbarsi a seguito di fattori stressogeni, di esposizione al freddo e/o al caldo, di attività fisica
  • teleangectasie e angiocheratomi, che tendono a localizzarsi più frequentemente a livello dell’inguine e delle aree periombelicali
  • sintomi gastrointestinali, quali dolore addominale, nausea ricorrente e vomito, diarrea e/o costipazione
  • opacità corneale, cornea verticillata. È un riscontro tipico che si vede relativamente presto in quasi tutti i maschi eterozigoti e nella maggior parte delle femmine eterozigoti. Inoltre possono essere presenti anche cataratta subcapsulare, dilatazioni aneurismatiche e tortuosità dei vasi retinici e subcongiuntivali che possono comportare deficit visivi
  • manifestazioni renali quali proteinuria non nefrosica e insufficienza renale
  • coinvolgimento cardiaco: ipertrofia concentrica del ventricolo sinistro, fibrosi miocardica, scompenso cardiaco, malattia coronarica, anomalie delle valvole aortica e mitralica, alterazioni della conduzione cardiaca
  • coinvolgimento cerebrovascolare: attacco ischemico transitorio (TIA) o ictus ischemici che possono comportare una serie di disturbi neurologici tra i quali anche la cecità
  • altre manifestazioni: intolleranza al freddo, al caldo e all’esercizio fisico, ipoidrosi (o raramente iperidrosi).
Inoltre i pazienti con malattia di Fabry possono presentare anche manifestazioni polmonari (bronchite cronica, dispnea), linfedema, varici venose, ipotiroidismo subclinico, azoospermia, osteopenia e osteoporosi. Frequenti sono anche i disturbi psichiatrici come depressione e ansia.
 

Trattamento dei pazienti:

Il trattamento principale consiste nella somministrazione di terapia enzimatica sostitutiva che mira a fornire ai pazienti l’enzima deficitario. Sono disponibili due formulazioni:
  • agalsidase alfa (Replagal): 0.2 mg/kg in infusione endovenosa ogni 2 settimane
  • agalsidase beta (Fabrazyme): 1 mg/kg in infusione endovenosa ogni 2 settimane
  • terapia con chaperone farmacologico che può essere usata al posto della terapia enzimatica sostitutiva in pazienti che presentano una variante genetica suscettibile del trattamento: il Migalastat: viene somministrato al dosaggio di 123 mg (corrispondenti 150 mg di migalastat idrocloride) per via orale una volta al giorno

Per quanto riguarda le manifestazioni renali la terapia supportiva può essere d’aiuto:

  • ACE inibitori e sartani, utili nel trattamento dell’ipertensione e nello stabilizzare la proteinuria
  • supporto orale con vitamina D

 

Manovre da non effettuare

Importante riconoscere le manifestazioni cliniche della patologia in modo tale da non sottoporre a inutili procedure interventistiche pazienti con sintomi che possono mimare un addome acuto. 

In caso di insufficienza renale acuta grave evitate indagini radiologiche contrastografiche. Se necessarie per la vita del paziente, valutate con il nefrologo la necessità di trattamento dialitico post-esame.

 

Interazioni con i farmaci

In caso di parestesie e altre algie (es. addominale) somministrate preferibilmente oppioidi o paracetamolo.

Evitate, in caso di alterazione della funzionalità renale, farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS).

 

Comorbilità possibili

Sono condizioni cliniche associate, come complicanze, a tale patologia: insufficienza renale, scompenso cardiaco, malattia coronarica, alterazioni del ritmo cardiaco, TIA o ictus ischemici, bronchite cronica, dispnea, linfedema, varici venose.

Frequenti sono anche i disturbi psichiatrici quali depressione, ansia, fatica cronica che possono portare anche al suicidio.

 

 

Scheda redatta da Marica Giliberti e Flavia Capaccio

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» Scheda malattia di Fabry o di Anderson-Fabry
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