IN LUCE PERCORSO DI FOTOGRAFIA E NARRAZIONE AUTOBIOGRAFICA

 

“A pensarci   bene una fotocamera ha davvero delle potenzialità incredibili. E’ capace di vedere cose che l’occhio umano non è in grado di cogliere perché troppo piccole, o troppo fugaci.  Ci può rivelare aspetti istantanei di realtà cui non prestiamo più caso perché rientrano nelle routines quotidiane. Ci permette di imparare a vedere le cose in modo diverso, da altri punti di vista, da distanze differenti, in bianco e nero per esempio. Non è selettiva ea differenza dell’occhio umano è molto più oggettiva nel ritrarre ciò che vede, non usa lenti percettive come invece fa la nostra mente.

Per questi ed altri motivi la fotografia può essere la terapia ideale per tutti quei disturbi dello sguardo di cui la società contemporanea sembra soffrire: il guardare senza vedere, il guardare senza meravigliarsi, il non guardare affatto, il guardare sapendo già in anticipo che cosa si deve vedere, tanto da far sì che pur vivendo in una civiltà sovraffollata di immagini, tutti noi guardiamo sempre più, ma vediamo sempre meno.”

(da Fotografia come Terapia di Anna D’Elia)

 

In Luce, un progetto tutto fondato sull’empowerment che ha utilizzato la fotografia con finalità socio riabilitative per ridare “volto”, dignità e bellezza alle donne ed agli uomini protagonisti di queste storie.

La fotografia può essere, quindi, uno strumento terapeutico potente perché aiuta a vedere con occhi nuovi i paesaggi, gli oggetti e le persone della propria storia personale per poterla raccontare da nuovi punti di vista attribuendole differenti e più funzionali dimensioni di significato.

Ogni fotografia, al di là del suo valore artistico, rivela molti più significati di quelli essenzialmente visuali. Ognuno, infatti, proietta su di essa i propri significati personali attribuendole propri vissuti, emozioni e stati d’animo, è questo che  rende la foto un potente mezzo espressivo per narrare e ricostruire la propria storia di vita e i propri stati interni.

In Luce  è, quindi,  un percorso per immagini,  parole, voci e suoni,  ma  anche un pretesto per attraversare  quegli spazi  “vuoti”  della persona di cui si intuisce il passaggio, l’impronta, il vissuto.

Spazi e assenze che rievocano identità costrette e nascoste. Vuoti che a voler guardare oltre, per contrapposizione e attraverso oggetti e scorci, se ne intuiscono corpi, volti, gesti, solitudini, sofferenze, vite non-vissute.     

In Luce  è un invito a soffermarsi per pensare, allontanandosi seppure per poco dalla superficie della quotidianità, e riconoscersi nell’Altro, attraverso il bisogno di attenzione e il rispetto degli inviolabili diritti di ogni persona.     

In Luce è l’esperienza di valorizzazione di  se stessi e degli altri, migliorando la conoscenza di sé. E’imparare a  riconoscere e comunicare le proprie emozioni, potenziando la creatività espressiva che è carattere comune a tutti gli individui ed è educabile.

In Luce è incentivare la maturazione del gusto estetico, in modo da rendere sempre più ricca la comprensione del messaggio e delle emozioni. E’ educare al bello.

Esistono ormai esperienze consolidate di nuove pratiche “del fare assieme” dove il concetto di recovery assume un significato di rilevanza centrale per qualsiasi professionista della salute mentale.

 Le buone pratiche alimentano un grande cambiamento producendo un clima di fiducia e di autostima fondamentale per favorire un percorso di guarigione.

Intrecciare la fotografia con l’autobiografia ha reso possibile elaborare e strutturare il progetto di un percorso  espressivo. Ma  è ancor più interessante comprendere il significato che quest'esperienza ha avuto per i protagonisti direttamente dalle loro parole: “Le fotografie mi hanno fatto sentire per la prima volta speciale, mi hanno fatto fare un viaggio nei ricordi, mi hanno fatta sentire bella” (Maria),  “Ritengo che queste fotografie mi abbiano mostrato per la prima volta nella mia vita chi sono veramente” (Vincenzo),  “Stare davanti alla macchina fotografica mi ha dato all’inizio un senso di oppressione, nessuno mi aveva mai guardato con tanta attenzione. Ma quando poi ho visto le foto… ero così felice… così felice… ero speciale” (Giovanna),  “Queste fotografie hanno cambiato il mio modo di guardarmi, sia fuori che dentro” (Maria Teresa), “Le mie fotografie mi hanno fatto pensare alla libertà. Mi hanno fatto desiderare di essere libero” (Michele).

“Dunque sentirsi per la prima volta guardati con attenzione e apprezzati, vedersi, percepire di essere protagonisti di una storia ha davvero funzionato?

Questo non posso affermarlo con certezza, ma di sicuro,  questo progetto dimostra in maniera molto elegante ed efficace che la fotografia può essere un eccezionale strumento terapeutico” (Maurizio Cimino).

In Luce ha costruito uno  splendido album di ricordi. E questi nuovi ricordi sembrano aver almeno in parte sostituito quelli precedenti, al punto che tutti hanno riferito di sentirsi e vedersi meglio al termine del progetto.

Ma soprattutto tutti hanno affermato di guardarsi e di ri-vedersi con occhi nuovi. Come se davverole foto li avessero aiutati a ricostruire nuove immagini di loro stessi.


Certo, la fotografia di empowerment promuove  la ricostruzione della propria storia di vita, dei legami familiari, delle relazioni, dei ruoli sociali.E’ così che diventa possibile insegnare a utilizzare la fotografia come mezzo di affermazione della propria personalità,tornando quindi, a porre lo sguardo  “in avanti poiché c’è ancora vita che va vissuta”.

 

Si ringrazia:

Domenico Semisa

Direttore Dipartimento Salute Mentale ASL Provinciale BA

 

Maria Moliterno, Vincenzo Di Mola, Giovanna Castoro, Michele Petrara, Mariateresa Vicino, Francesco Tullo, Milena Ricci, Giovanni Moramarco, Angela Manfredi, Protagonisti delle storie

 

Maurizio Cimino

Educatore Referente Riabilitazione Territoriale CSM Area 2 ASL BA

Conduzione Laboratorio Fotografia e Realizzazione Immagini

 

Carmen Squeo

Responsabile Centro Diurno Cooperativa Sociale “Questa Città” - Gravina in P.

Interviste e Racconti

 

Giovanni Carbonara

Regia

 

 

Francesco M. Viti Direttore Struttura S. Altamura Gravina Poggiorsini CSM Area 2 ASL BA, Maria G. Santoro Dirigente Psichiatra CSM Area 2 ASL BA, l’equipe del C.S.M. Area 2 Presidio di Gravina in P., Fedele Toscano Presidente Cooperativa Sociale  “Questa Città”-Gravina in P..

 

Per le locations, la disponibilità, l’accoglienza, il buon cibo e la fratellanza:

 

Maria Caserta Centro CreArti Gravina, Pino Topputo IAT Gravina, Lido San Francesco Alla Rena Bari, Stefania Carulli Centro di Ricerca di Arti Espressive“La Terra Smossa”Gravina, Sivia Giovaniello IISS “V. Bachelet” Gravina, le famiglie dei protagonisti delle storie, Don Saverio Ciaccia Parrocchia San Domenico Gravina, il personale del Centro Diurno della Cooperativa Sociale  “Questa Città” di Gravina.

 

Data di pubblicazione:

17/12/2018

Ultimo aggiornamento:

17/12/2018