“La Medicina di Genere: l’attenzione alle differenze”, diagnosi e cure “su misura” per donne e uomini

Melli: "Tutelare la salute della donna significa tutelare la salute dell’intera comunità". Ruscitti: "Dobbiamo lavorare sulla cultura della rete e della collaborazione, offrire anche negli ospedali la cortesia, una parola o un gesto in più"

Diagnosi e cure personalizzate, “tagliate su misura” per uomini e donne. Perché le malattie sono le stesse o quasi, ma gli effetti possono essere molto diversi. Così come sono biologicamente differenti uomo, donna, anziano e bambino. Ecco perché per la Medicina di Genere è fondamentale prestare attenzione alle differenze e adeguare in modo appropriato i percorsi sanitari: prevenzione, diagnosi e cura. Un principio tutt’altro che scontato, diventato patrimonio comune della medicina solo negli ultimi anni: un ritardo legato ad una cultura medica declinata sostanzialmente al maschile.

Di questa eredità e delle nuove prospettive si è parlato ieri nel Polo Didattico durante l’evento “Medicina di Genere: l’attenzione alle differenze”, giornata di informazione, prevenzione e sensibilizzazione organizzata dalla ASL Lecce a chiusura delle attività svolte, tra aprile e maggio, nell’ambito della Giornata Nazionale della Salute della Donna. «La Medicina di Genere è un tema importante e poco conosciuto – ha detto in apertura il direttore sanitario Antonio Sanguedolce – ma che ha grande valore come elemento interdisciplinare per le professioni mediche. Ne consegue che la presa in carico della persona non è solo sanitaria, ma anche il sesso e le variabili socio-culturali hanno un notevole impatto su diagnosi e terapie».

Una strada intrapresa dalla Asl Lecce già nel 2013, con i primi studi legati alle differenze di genere in cardiologia, e proseguita nel 2015 con l’istituzione del Tavolo “Medicina e Salute di Genere”, composto da professionalità interne all’Asl ma anche esterne, con il coinvolgimento della consigliera di Parità della Regione Puglia, delle Associazioni, del Cnr e dell’Università del Salento.

Esperti, medici e sociologi (moderatrice la dr.ssa Fulvia Scrimieri) hanno fornito informazioni e consigli su alcune patologie e fattori di rischio correlati: osteoporosi, cardiopatie, problemi respiratori o endocrino-metabolici. Con la possibilità di parlare di corretti stili di vita e di prevenzione ma anche di farla concretamente, sottoponendosi gratuitamente al prelievo di sangue per misurare la carenza di vitamina D oppure al test con l’algoritmo DeFra, strumenti utili – al pari, è stato detto, di una bella giornata di sole e di una dieta ricca di calcio - per prevenire l'insorgenza dell’osteoporosi e di altre patologie.

Un campo così vasto e trasversale, la Medicina di Genere, da abbracciare la formazione del personale, il miglioramento dei servizi socio-sanitari e tutti i percorsi che hanno caratteristiche legate alla diversità e al genere. A partire dal Linfedema per il trattamento post mastectomia per giungere alla pediatria di famiglia e all’educazione alle differenze di genere, ma anche l’epidemiologia ambientale e le emergenze, in cui gli operatori del 118 e della Croce Rossa si misurano con questi temi sul versante dell’accoglienza dei migranti. E negli stand allestiti nel Polo didattico c’è stata anche la possibilità di toccare con mano le esperienze concrete delle Associazioni di volontariato, APMAR, “Sos per la vita” e “Cuore e Mani aperte verso chi soffre”, impegnate in prima linea sul fronte della prevenzione, dell’assistenza ai migranti e ai pazienti oncologici. 

Fondamentale, però, che la Medicina di Genere acquisti un ruolo centrale nel panorama medico e scientifico: «Se i medici – ha ammonito la consigliera di Parità Serenella Molendini - non conoscono la medicina di genere, ciò diventa un fattore di rischio, di errori e sprechi di risorse. La Medicina di Genere è una terza cultura, un ponte tra la sanità e il sociale, tra la medicina stessa e l'evoluzione socio-culturale. Ma è anche una prospettiva medica e metodologica, con cui si combatte anche il pregiudizio della diagnosi rispetto alla donna, stratificato da secoli, e si adegua la terapia inserendo la differenza nelle pratiche quotidiane: non si tratta di malattie di uomini o donne ma di approcci differenziati per malattie uguali. La Puglia – ha aggiunto - sta facendo passi in avanti con tavoli tematici come quello della Asl Lecce. La ricerca e le buone pratiche stanno finalmente decollando, anche grazie al lavoro di coinvolgimento della cittadinanza attiva».

La Medicina di Genere, insomma, ha il compito non facile di riportare l’attenzione sulle differenze e, nel contempo, di cancellare pregiudizi e promuovere la salute dell’uomo e, soprattutto, della donna: un piano inclinato, quest’ultimo, che ha visto l’Italia scivolare dal 69° al 72° posto sui 142 Paesi monitorati negli ultimi 2 anni dall’OMS. L’imperativo è dunque allargare l’orizzonte, a cominciare dalla “propria casa”: «Nella nostra Asl – ha ricordato il direttore generale Silvana Melli - abbiamo parlato per due settimane di questi temi. Ma per un anno e mezzo abbiamo di fatto costruito, pezzo dopo pezzo, una cultura della medicina di genere, coinvolgendo strutture, reparti e operatori sanitari, uomini e donne sensibili alla tematica e capaci di affrontare e curare patologie con impatti diversi su soggetti differenti per fattori biologici, sociali, economici e culturali. La nostra Asl è ricca di percorsi di assistenza che non esistono altrove e bisogna averne». «La medicina di genere - ha sottolineato ancora Melli - è quindi un modo per dare più concretezza al concetto di centralità del/della paziente, cui offrire la migliore cura possibile. Tutelare la salute della donna, in particolare, significa tutelare la salute dell’intera comunità, giacchè la promozione della salute delle donne contribuisce al miglioramento dello stato di salute di tutta la popolazione ed è una misura della qualità e dell’equità del sistema sanitario».

Un obiettivo calato nell’operatività quotidiana attraverso le iniziative della Asl di Lecce: il codice rosa per l’accoglienza di donne e minori vittime di violenza; la Rete Territoriale Antiviolenza; il Percorso Nascita per accompagnare la coppia in una gestione sicura e consapevole dell’atto procreativo e, dopo, con la consulenza psicologica post-partum; gli screening senologici e della cervice uterina, con liste d’attesa abbattute e un Cup dedicato, senza dimenticare la prevenzione per la popolazione carceraria; lo Spazio Benessere del Polo Oncologico, per guarire dentro e fuori e ridare dignità alle pazienti oncologiche; gli Ambulatori Riabilitativi per il Linfedema e la riduzione del rischio frattura in menopausa.

Un lavoro sanitario e culturale apprezzato da Giancarlo Ruscitti, direttore del Dipartimento della Salute della Regione Puglia: «Le attività della Asl Lecce – ha confermato - si inseriscono perfettamente nel Piano di riforma della Sanità pugliese, che mira ad adeguarsi ad uno scenario profondamente mutato. E’ cambiata la popolazione pugliese, che sta invecchiando rapidamente ed è finito il mito della Puglia giovane: un cambio radicale anche rispetto ad una rete di ospedali per acuti, realizzata sostanzialmente per una popolazione giovane. Il Riordino sposta risorse economiche sul territorio e ridisegna la rete per le acuzie. La Puglia deve affrontare le fragilità legate alla solitudine, agli anziani, per questo servono strutture adeguate ma prima ancora è necessario un intervento sul territorio, dove è possibile curare le persone a casa ed esistono forti realtà capaci di fornire assistenza». Rispetto alle differenze di genere, Ruscitti ha sottolineato che «la personalizzazione delle terapie si sposa con il Piano di riordino, soprattutto in campo oncologico, che qui a Lecce ha un importante Polo dotato di uno Spazio Benessere in grado di dare una risposta in più alle donne in termini di benessere e assistenza.  I pugliesi sono accoglienti ma quando si entra in un ospedale cambia qualcosa: è qui che dobbiamo migliorare. Dobbiamo lavorare sulla cultura della rete e della collaborazione, offrire anche negli ospedali la cortesia, una parola o un gesto in più. Nella Sanità non dobbiamo essere solo tecnici – ha concluso Ruscitti - ma anche empatici, avere attenzioni nei confronti di tutti i pazienti, delle donne e dei bambini, come stiamo facendo sul tema caldo del parto, dove servono strutture adeguate e sicure pronte a rispondere ad ogni evenienza».

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Ufficio Stampa

Data di pubblicazione:

19/05/2017

Ultimo aggiornamento:

19/05/2017