Emigrare per cure migliori non serve: il caso del Centro Trapianti e della Breast Care Unit dell'Istituto Tumori di Bari

La notizia è che all’Istituto Oncologico di Bari si possono curare anche i tumori più aggressivi della mammella (i cosiddetti “triple negative”), non solo con le chemioterapie convenzionali ma anche con il trapianto di cellule staminali. La Breast Care Unit, un team di specialisti di diverse discipline, esamina il caso clinico e somministra una chemioterapia sovra-massimale ad alte dosi, con l’obiettivo di eradicare completamente il tumore. Per poter utilizzare dosi così elevate di chemioterapici è però necessario disporre di un “paracadute” per il midollo sano della paziente: infatti prima della terapia vengono prelevate e congelate le sue cellule staminali, che poi vengono trapiantate. È il Centro Trapianti dell’Istituto a occuparsi di questa fase. La sopravvivenza, come dimostrano diversi studi, è significativamente più alta e la tossicità delle terapie per la paziente è modesta. Questo moderno approccio ai tumori della mammella “triple negative” viene proposto in uno studio clinico europeo di fase 2 dell’European Bone Marrow Transplantation, a cui prende parte, unico nel Sud Italia, il Centro Trapianti dell’Oncologico di Bari: un approccio diagnostico terapeutico integrato e multidisciplinare per offrire alle pazienti il più ampio ventaglio di soluzioni disponibili.

L’avventura del Centro trapianti dell’Istituto Tumori di Bari, diretto dal dott. Attilio Guarini, inizia nel febbraio del 2015 con l’accreditamento regionale e il primo trapianto autologo (in cui il donatore è il paziente stesso). Poi arriva l’iscrizione al Gruppo Italiano Trapianto Midollo Osseo (GITMO) e il prestigioso riconoscimento dell’iscrizione all’EBMT (European Bone Marrow Transplantation), l'organismo europeo, con sede a Londra, cui fanno riferimento i Centri Trapianti di tutto il continente.

Tale iscrizione consente di annoverare il Centro Trapianti dell’ Ematologia nel network dei Centri Trapianto Europei con condivisione e standardizzazione delle procedure. I dati dei trapianti effettuati sono registrati in un database europeo con scambio reciproco di informazioni cui tutti gli ematologi clinici che operano nelle strutture accreditate in Europa possono accedere.

La Brest Unit Care dell’Istituto Tumori ha da poco compiuto un anno. È un’unità dedicata alla diagnosi e alla cura del tumore al seno. La sua particolarità è che medici di formazione diversa mettono al servizio le proprie competenze per un trattamento multidisciplinare della patologia: una squadra composta da chirurghi senologi, radioterapisti, oncologi, anatomopatologi, fisici e ginecologi, genetisti e radiologi. Ad ‘allenare’ il team nella difficile partita contro il cancro al seno è il dott. Maurizio Ressa, chirurgo plastico, coadiuvato dal dott. Francesco Giotta, oncologo medico. I risultati sono stati positivi e l’unità ha ricevuto il prestigioso Certificate of Membership 2015 ad opera del Breast Centres Network, il primo network internazionale che certifica i centri di riferimento per la cura del tumore al seno a livello mondiale.

Inoltre la Breast Care Unit è in fase avanzata di accreditamento presso EUSOMA (European Society of Mastology) ed è inserita sulla pagina web dell’ASSOCIAZIONE SENONETWORK ITALIA ONLUS, il network dei centri italiani di Senologia. L’attività della Breast Care Unit si realizza in riunioni settimanali del team multidisciplinare, nel corso delle quali ogni singolo caso viene collegialmente discusso. Ad oggi sono state tenute circa 50 riunioni nel corso delle quali sono stati esaminati oltre 200 casi.

L’esperienza maturata all’IRCCS Istituto Tumori Giovanni Paolo II conferma i dati della letteratura scientifica internazionale: i risultati migliori per questa patologia si ottengono con un approccio multidisciplinare, supportato da un’efficiente organizzazione. Le donne affette da questa patologia, trattate in centri specializzati, hanno maggiori possibilità di ricevere diagnosi puntuali e trattamenti integrati adeguati, tecniche chirurgiche oncologiche e ricostruttive innovative, nonché alle terapie adiuvanti. Tutto ciò ha un impatto positivo sulla sopravvivenza e sulla qualità di vita percepita. A ciò si aggiungono le ricadute in termini di razionalizzazione dei costi del Servizio Sanitario Nazionale e di riduzione dei costi sociali.

 In questo senso è decisiva l’attività svolta dall’Unità operativa di Radioterapia Oncologica, che in seno alla Breast Care Unit svolge un ruolo fondamentale e discriminante. Infatti le metodiche tradizionali si sono arricchite con l’attivazione della IORT, la radioterapia intraoperatoria, rivolta a pazienti selezionate. Si hanno vantaggi in termini di riduzione del tempo di trattamento, economicità e benefici estetici per le pazienti.

“I tumori della mammella rappresentano per noi il carico di lavoro più elevato e comportano un impegno costante” afferma il dott. Lioce, responsabile della Radioterapia dell’Istituto Tumori di Bari. “Circa il 30% dei nostri trattamenti sono a favore delle donne operate al seno. Tutti i trattamenti sono gestiti da personale medico specializzato, fisici sanitari, tecnici e infermieri, dotati di grande esperienza e si svolgono in ambienti confortevoli. Non è giustificato dare ascolto ad annunci che invitano le nostre pazienti ad emigrare verso fredde lande del nord  Italia, alimentando uno spiacevole ed estremamente costoso flusso migratorio, per ricevere terapie assolutamente sovrapponibili se non addirittura scadenti”.  

Data di pubblicazione:

27/02/2016

Ultimo aggiornamento:

27/02/2016