Tumore della mammella, la matematica può ‘predire’ l’evoluzione della malattia

Lo studio dei ricercatori dell’Istituto Tumori di Bari per orientare diagnosi e terapie pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista scientifica Plos One. Studiati quasi 600 casi di pazienti che hanno ricevuto diagnosi di tumore della mammella, dal 1995 al 2019. 

Non solo chemioterapia e chirurgia per trattare il tumore della mammella. Anche la matematica e l’analisi statistica dei casi trattati può rivelarsi fondamentale per migliorare diagnosi e terapie. È questa la principale novità dello studio pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista scientifica Plos One a firma del team di ricerca guidato da Raffaella Massafra, dirigente fisico medico della struttura semplice dipartimentale di fisica sanitaria dell’Istituto Tumori ‘Giovanni Paolo II’ di Bari, Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico.
Il team di ricerca dell’oncologico barese, composto da oncologici, statistici, fisici e matematici, ha studiato la storia clinica di quasi 600 pazienti a cui è stato diagnosticato, fra il 1995 e il 2019, un tumore della mammella. Per ciascuna paziente, sono stati presi in considerazione 28 aspetti del tumore  – il tipo, la grandezza, i livelli ormonali, l’eventuale ingrossamento dei linfonodi – per verificarne poi l’evoluzione e l’esito della malattia: la sopravvivenza della paziente a 5 o a 10 anni ma anche la comparsa di metastasi o di altri tipi di tumori. Elaborando e incrociando questi dati ‘storici’, è stato possibile elaborare un algoritmo che permette di ‘predire’ come evolverà la malattia per le pazienti che ricevono oggi una diagnosi di tumore della mammella.
Questa informazione risulta importantissima per i medici perché consente di avere, fin da subito, una diagnosi più accurata e di scegliere per tempo una terapia più appropriata, il più possibile personalizzata e, di conseguenza, potenzialmente più efficace. L’algoritmo sviluppato nell’oncologico barese, al momento, ha raggiunto, per l’orizzonte dei 5 anni, accuratezza del 76%, sensibilità del 64% e specificità del 76%, e per l’orizzonte dei 10 anni, accuratezza del 71%, sensibilità del 66% e specificità dell’82%. Dettaglio non di poco conto, il campione delle pazienti coinvolto nello studio è riferito ad un territorio di riferimento molto specifico, quello pugliese, e questo ne aumenta valore e attendibilità.
«Con orgoglio rendiamo noti i risultati – commenta a riguardo il direttore generale Alessandro Delle Donne – perché questo studio rientra in un promettente filone di ricerca su cui, da tempo, si stanno specializzando i nostri ricercatori e le nostre ricercatrici, cioè l’elaborazione di modelli matematici e l'analisi statistica di dati biomedicali a supporto delle decisione mediche. Big data e l’intelligenza artificiale sono già una realtà nel nostro Istituto ed è su questo che vogliamo continuare a investire, anche grazie al sostegno del Ministero della Salute che, proprio di recente, ha finanziato con oltre 400 mila euro un progetto di ricerca per sviluppare un modello intelligenza artificiale basato sull’analisi delle immagini diagnostiche e di digital pathology».
«Predire l’evoluzione della malattia e l’efficacia di una terapia è oggi possibile senza esami invasivi o costosi», commenta a riguardo il direttore scientifico dell’Istituto di Bari, Massimo Tommasino. «Si tratta di un filone di ricerca fra i più promettenti, che mescola competenze e professionalità diverse con l’obiettivo di avere una migliore conoscenza della malattia e quindi delle sue possibili cure».
Di «Significativi risultati della ricerca, che qualificano il lavoro dell’Istituto», parla il presidente del consiglio di indirizzo e verifica dell’istituto, on. Gero Grassi.

Data di pubblicazione:

03/11/2022

Ultimo aggiornamento:

04/11/2022