15 marzo Giornata del Fiocchetto Lilla

Mercoledì 15 marzo si celebra la Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, dedicato ai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, patologie psichiatriche complesse caratterizzate da un alto tasso di cronicità, mortalità e recidiva.

I disturbi alimentari, infatti, risultano al secondo posto tra le cause di morte tra le nuove generazioni, soltanto dopo gli incidenti stradali.

Il Centro per la Cura e la Ricerca sui Disturbi del Comportamento Alimentare del Dipartimento di Salute Mentale, attivo dal 1998, è stato il primo Centro pubblico territoriale italiano a offrire una risposta in termini di prevenzione, diagnosi e cura integrata e multidisciplinare dei disturbi dell’alimentazione e oggi punto di riferimento per pazienti del territorio pugliese e di altre regioni.

Il Centro eroga attività diagnostica, terapeutica e riabilitativa in regime ambulatoriale e di day hospital, attività di ricerca clinica, eziopatogenetica e dei trattamenti appropriati ed efficaci, attività di formazione e informazione, attività di prevenzione e sensibilizzazione. È l’unico Centro pubblico della Regione Puglia a offrire una risposta in regime ambulatoriale intensivo e di day hospital psichiatrico territoriale intensivo.


Telefono: 0832 215697, email: disturbi.alimentari@asl.lecce.it

Responsabile del Centro per la Cura e la Ricerca sui Disturbi dell’Alimentazione è la Dottoressa Caterina Renna.
La Giornata Nazionale del Fiocchetto lilla è stata promossa per la prima volta nel 2012 dall’Associazione “Mi Nutro di Vita” (Pieve Ligure – GE). L’iniziativa è partita da un padre, Stefano Tavilla, che ha perso la figlia Giulia a 17 anni per bulimia e ricorre il 15 marzo, nel giorno della sua scomparsa. Questa Giornata mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei Disturbi dell’Alimentazione: Anoressia, Bulimia, Binge Eating, Obesità, EDNOS, e tante e nuove forme ancora. Gli obiettivi della giornata sono: * difendere i diritti fondamentali di chi è colpito da un DA, combattendo informazioni distorte e/o pregiudizi; * sensibilizzare l’opinione pubblica, facendo conoscere la frequenza, le caratteristiche e le gravi conseguenze che questi disturbi possono avere per la salute fisica e psicologica di chi ne soffre; * scoraggiare il distacco e il disinteresse da parte di chi non è direttamente coinvolto dalla malattia; * accrescere la consapevolezza a livello individuale, collettivo e istituzionale del carattere di epidemia sociale che i DA stanno assumendo a livello nazionale e mondiale; * creare una rete di solidarietà verso chi è colpito da DA, personalmente o in famiglia, per combatterne il disagio relazionale e il senso di abbandono e sconfiggere l’omertà che accompagna questi disturbi.

Nel Centro della ASL Lecce è in uso, dalla sua apertura un protocollo operativo originale, Protocollo Integrato e Multidisciplinare (PIM) elaborato dalla Dott.ssa Caterina Renna, responsabile del Centro, e pubblicato nel libro “Manuale sui disturbi dell’alimentazione” (De Giacomo, Renna & Santoni Rugiu, Franco Angeli, 2005). Il PIM anticipa e rispetta, in quanto modello clinico e organizzativo, quanto riportato nelle Linee Guida Internazionali “Eating Disorders Guideline” American Psychiatric Association (APA - Am J Psychiatry, 2006), “Eating Disorders Guideline”  National Institute for Clinical Excellence (NICE - The British Psychological Society & The Royal College of Psychiatrists, 2004), le raccomandazioni contenute in “Conferenza di consenso sui Disturbi del Comportamento Alimentare negli adolescenti e nei giovani adulti” Istituto Superiore di Sanità (Rapporti ISTISAN – De Virgilio et al, 2013) e in “Appropriatezza clinica, strutturale e operativa nella prevenzione, diagnosi e terapia dei disturbi dell’alimentazione” Ministero della Salute (Quaderni della Salute, n. 17/22, luglio-agosto 2013), in LR n. 23 del 19.09.2008 (Piano della Salute della Regione Puglia 2008-2010), nonché nel successivo Regolamento n. 8 della Regione Puglia (BURP n. 36 supplemento del 23-3-2017). Il PIM consente un intervento multidimensionale, interdisciplinare e multiprofessionale integrato che tiene in considerazione gli ambiti di salute fisica e nutrizionale, gli ambiti di salute psicologica e psichiatrica oltre che gli ambiti di salute relazionale, sociale e culturale. Prevede un’équipe multidisciplinare con operatori che provengano non solo da una formazione medica o psicologica ma anche da altri campi del sapere, dal mondo della sociologia, della cultura, dell’arte, per offrire una risposta globale alle necessità del paziente puntando al miglioramento della qualità di vita.
La diagnosi è multidimensionale e complessa – psichiatrica, psicologica, psicometrica, internistica e nutrizionale – ed è eseguita in collegamento in rete con il Poliambulatorio della Cittadella della Salute del Distretto Socio-Sanitario di Lecce ed eventualmente con i reparti ospedalieri per determinate specialità. Il trattamento è integrato e multidisciplinare si caratterizza per la combinazione di più orientamenti teorici (Garner e Needleman, 1997). Prevede l’uso di differenti tecniche di intervento da erogare in sequenza o contemporaneamente e la collaborazione tra diverse professionalità con l’obiettivo di incidere su più di un aspetto che riguarda sia lo svilupparsi che il manifestarsi della patologia alimentare, sia il suo il mantenimento.  
Il Protocollo (PIM), che ha permesso di ottenere percentuali al di sopra della media riportata in letteratura in termini di guarigioni e di miglioramento, è stato presentato quale modello organizzativo efficace in numerosi consessi scientifici altamente qualificati, ed è stato di esempio e punto di riferimento per programmi di altri Servizi sviluppatisi negli anni successivi.
Gli interventi terapeutici e riabilitativi intensivi sono erogati in regime ambulatoriale e di day hospital.
 
L’intervento ambulatoriale intensivo è indicato per i soggetti affetti da una forma leggera del disturbo, non cronica, non complicata da altra patologia medica o psichiatrica, che fino a quel momento non hanno ricevuto un intervento adeguato. Tuttavia, è prevista la possibilità di accesso a livelli più intensivi di cura in caso di mancato miglioramento. Al trattamento ambulatoriale, inoltre, accedono quei soggetti dimessi da regimi di cura più intensivi e che tuttavia hanno necessità di ottenere e consolidare ulteriori risultati o di prevenire le ricadute frequenti in queste patologie.

L’intervento in day hospital intensivo consente la presa in carico di quei casi severi affetti da comorbidità psichiatriche e mediche che necessitano sempre di una gestione complessa, intensiva, integrata, multidisciplinare, limitando enormemente i ricoveri in reparti ospedalieri per acuti e i ricoveri in strutture residenziali extra-regionali. In particolare il trattamento in day hospital è quasi sempre necessario per le persone con anoressia nervosa che presentano un peso molto basso e per i quali la rialimentazione è potenzialmente rischiosa e vi è necessità di monitoraggio intensivo e costante (Hales et al, 2015). Garantisce una diagnosi multidimensionale e interventi terapeutici e riabilitativi multidisciplinari di tipo medico, nutrizionale, psichiatrico, psicoterapico, psicoeducazionale, psicosociale, espressivo, ecc.
Il programma ha durata di un anno diviso in tre fasi intensiva, di transizione e di mantenimento, per un numero di accessi compreso tra 90 e 150. Prevede una frequenza fino a quattro/cinque giorni a settimana per più ore al giorno durante le quali il paziente consuma almeno un pasto e due spuntini alla presenza degli operatori nell’ambito dei pasti assistiti e della riabilitazione psiconutrizionale. Svolge attività psicoterapiche ed espressive. Successivamente, col progredire delle fasi, intensiva, di transizione e di mantenimento, la frequenza diminuisce a favore del reinserimento sociale e lavorativo, fino alla conclusione del programma terapeutico.
Il 1 ottobre 2022 è stato avviato il Piano biennale Fondo DNA – Intesa tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, stanziato dalla legge di Bilancio n. 234 del 30 dicembre 2021, finalizzato a migliorare l’adeguatezza e l’efficacia degli interventi, a intercettare e gestire i casi all’esordio, così come le cronicità e le complicanze con percorsi di cura definiti sulla base delle necessità, Evidence Based e prossimi al territorio di provenienza.

Il piano, che si concluderà il 30 settembre 2024, ha dato un forte input alle attività del Centro che grazie all’impegno e al sostegno della Regione Puglia che ha adottato il Piano di attività biennale “Sviluppo e potenziamento della rete integrata per i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione” che prevede, per ciascuna Unità Operativa coinvolta, obiettivi e attività specifici, prevede che il Centro della ASL Lecce sia Hub di riferimento regionale grazie alla costituzione di una rete di servizi aggiuntivi rispetto a quelli già attivi e che prevede tutti i livelli assistenziali. L’HUB di riferimento regionale deve comprendere tutti i livelli di cura previsti dai documenti in materia compresi quelli più intensivi h24, per garantire, insieme ai Servizi meno intensivi previsti nelle altre Unità Operative che fungono da SPOKE. un’assistenza omogenea su tutto il territorio regionale per i soggetti affetti da DNA e le loro famiglie.
Il Piano biennale Fondo DNA ha come obiettivi:
1.    Potenziamento e implementazione della rete dei Servizi dedicati e dei livelli e percorsi di cura, al fine della adeguata gestione dei casi.
2.    Attivazione del “Percorso Lilla in Pronto Soccorso” e individuazione di PL dedicati per le urgenze/emergenze nei reparti per acuti.

3.    Formazione di 1° e 2° livello.

4.    Interventi di prevenzione e collaborazione con la rete delle associazioni di settore e di utenti e familiari.

5.    Ricerca clinica e organizzativa per la valutazione dell’adeguatezza degli interventi messi in campo.

Grazie all’Hub della ASL Lecce, la “Rete dei Servizi per la Cura e la Ricerca sui Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA)” è costituito dai seguenti Servizi/Livelli di cura/UO:
1.    Ambulatorio specialistico-intensivo
Livello di cura indicato per forme di DNA stabilizzate o con bassa instabilità clinica, che richiedono bassi gradi di assistenza tutelare. Sono le forme meno severe e/o croniche che possono essere gestite sul territorio. Il livello ambulatoriale specialistico e intensivo e i vari servizi diurni si occupano della gestione dei DNA, sia in entrata (diagnosi precoce, identificazione e gestione dei casi sottosoglia), sia nel trattamento e nel follow up di lungo periodo (QdS, 2013).

2.    Day hospital intensivo (semi-residenza).
Livello di cura indicato per forme di DNA a medio carico assistenziale, caratterizzate da gravi compromissioni del funzionamento organico e psicosociale per le quali si ritengono efficaci interventi ad alta intensità diagnostica-terapeutica-riabilitativa da attuare con programmi a diversi gradi di assistenza tutelare. I Documenti di indirizzo del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità, riportano come gli interventi terapeutico-riabilitativi intensivi possano essere svolti, oltre che in regime residenziale (Ricovero h24), anche in regime semi-residenziale (Day hospital) in strutture specializzate nella cura dei DNA in grado di fornire un programma che integri terapia e riabilitazione di tipo nutrizionale, fisico, psicologico e psichiatrico.

3.    Residenza Terapeutico-Riabilitativa Extraospedaliera (ex Vito Fazzi-ex OPIS).
Livello di cura indicato per forme di DNA stabilizzate o con bassa instabilità clinica che tuttavia richiedono medio/alti gradi di assistenza tutelare. Come riportato nell’articolo 6 del Regolamento Regionale n. 8 (BURP n. 36 suppl. del 23-3-2017): accoglie soggetti per i quali è stato formulato PTRI da parte del DSM o altro Servizio deputato di competenza territoriale, svolge funzioni terapeutiche e riabilitative per disturbi che richiedono assistenza 24 ma che tuttavia non richiedono ricovero in ambiente ospedaliero, e/o quando presenti dinamiche familiari e/o relazionali disfunzionali. Prevede 20 PL, il 30% dei quali può essere dedicato ad assistenza terapeutico-riabilitativa semi-residenziale.

4.    Reparto Ospedaliero di Diagnosi, Terapia e Riabilitazione intensiva “FED Unit 24h” (PO Vito Fazzi).
Progetto in cantiere.
Livello di cura indicato per quelle forme di DNA con instabilità clinica, ad alto carico assistenziale, caratterizzate da compromissioni del funzionamento organico e psicosociale e per le quali si ritengono efficaci interventi ad alta intensità diagnostica-terapeutica-riabilitativa da attuare con programmi ad alto grado di assistenza tutelare (QdS,  2013 – Codice 56). La FED Unit 24h ha modulo da 20 PL. Nella fase iniziale possono essere attivati 10 PL.

Inserito da :

Uosvd Comunicazione e Informazione Istituzionale

Data di pubblicazione:

15/03/2024

Ultimo aggiornamento:

15/03/2024