Dimissioni protette, chiuso il primo ciclo di formazione Il Dg Melli: “E’ questa la Sanità che sa integrarsi con i territori”

Corso di formazione

"Dimissioni Ospedaliere Protette"

Polo didattico - ASL Lecce

Dal 21 al 24 novembre 2016

le prossime due edizioni

Prima la formazione, poi sul campo a dare il meglio di sé facendo squadra. Sono le “Dimissioni ospedaliere protette”, ovvero «la Sanità che sa integrarsi con i territori e impara a fare lo stesso tra le diverse professionalità, senza mai perdere di vista il paziente». Il Direttore generale di ASL Lecce, Silvana Melli, ha chiuso così ieri 10 novembre 2016 la prima fase del corso di formazione che ha impegnato, per quattro giorni e con due diverse edizioni, il Polo didattico dell’azienda sanitaria di via Miglietta.

Uno sforzo importante per fare penetrare in profondità la nuova filosofia ispirata alla Medicina di Comunità, di cui la professoressa Maria Angela Becchi (docente e Direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina di Comunità e Cure Primarie dell’Università di Modena e Reggio Emilia) è una delle massime espressioni in Italia e per questo è stata chiamata a tenere i corsi della ASL di Lecce. 

L’obiettivo del percorso è chiaro: «Si va sempre più – ha puntualizzato Melli - verso l'integrazione tra servizi ospedalieri e territoriali, perciò questi servizi vanno assolutamente potenziati». Con una determinazione rinnovata – ha aggiunto il direttore generale - «perché i numeri attuali delle Dop dicono che, sinora, il sistema non ha funzionato». E allora bisogna «andare avanti lungo questi percorsi ed essere pronti operativamente nel 2017». La scadenza, insomma, impone di accelerare sulla formazione che – ha detto Melli - «serve per offrire gli strumenti giusti agli operatori».
Nei percorsi segnati dall’ASL, naturalmente, entrano professionalità diverse: medici, infermieri, fisioterapisti assistenti sociali e amministrativi. «L'invito – ha scandito il direttore generale - è a lavorare assieme, creando sinergie e una forte collaborazione. Bisogna partire, col piacere di lavorare con gli altri e la volontà, inserita in un sistema organizzato, di seguire passo passo il paziente, dall'ospedale al domicilio oppure verso le strutture residenziali territoriali. Il bello – ha rimarcato Silvana Melli - verrà dopo, quando si passerà alla fase operativa del lavoro di squadra, in cui servono umiltà, entusiasmo e capacità di mettere da parte gli individualismi, riuscendo finalmente a superare la debolezza del sistema che, fondamentalmente, si annida nella mancanza di dialogo tra ospedale e territorio e tra professionalità diverse».

Una nuova mentalità, insomma, su cui sta lavorando a fondo la professoressa Becchi e che, proprio nella ASL Lecce, sta mettendo solide radici: «Dopo la formazione – ha sottolineato la docente - le normative della Regione Puglia dicono già cosa si deve fare, perché esiste già la rete delle cure primarie, l’assistenza domiciliare, le unità multi-professionali. Ciò che invece manca e che vorrei sviluppare è soprattutto il lavoro in team. È indispensabile, inoltre, che il paziente che esce dall’Ospedale possa avere una continuità di assistenza sul territorio, per cui è necessario che ci sia un dialogo tra queste strutture. Il paziente complesso, con patologie acute, non può rimanere troppo in ospedale, che costa molto di più, ma deve entrare nella rete nei servizi territoriali, infermieristici e sociali. A tal riguardo importante è stato l’inserimento delle assistenti sociali di ambito territoriale, a suggellare il patto di alleanza necessario anche con i comuni che, attraverso i Piani di zona e i Piani d’azione e coesione per anziani, devono garantire continuità assistenziale anche ai soggetti fragili sul piano socio-economico».

Un legame fondamentale secondo Becchi, perché – ha aggiunto - «è importante tenere questi pazienti, fragili e spesso con polipatologie, il più possibile nei propri luoghi di vita. E se c’è una famiglia disponibile, essa va resa idonea a gestire il paziente a casa, offrendole, però, servizi e personale adeguati. Tutto questo – ha concluso la professoressa - si può fare integrando le strutture ospedaliere e territoriali, potenziando le strutture intermedie residenziali e migliorando i servizi territoriali dove il cittadino può trovare la cura quando non è in forma acuta».

Tra due settimane, dal 21 al 24 novembre, si replica: altre due edizioni per un totale di 240 operatori formati. E molti altri già in lista d’attesa per partecipare ai nuovi corsi di formazione che, vista la forte richiesta anche da altre province, l’azienda sanitaria salentina sta pensando di realizzare. 

» Corso Dop - l'aula con gli operatori in formazione
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Ufficio Stampa

Data di pubblicazione:

11/11/2016

Ultimo aggiornamento:

11/11/2016