GISC e scompenso cardiaco, la tecnologia che aiuta il cuore dei pazienti e fa risparmiare le casse del Sistema sanitario

Il progetto innovativo della Asl Lecce

fa scuola al Forum Risk

Management di Firenze

La tecnologia che “fa bene” al cuore e anche alle casse pubbliche. E’ il web applicato alla Salute, in particolare allo scompenso cardiaco, capace di compiere un doppio “miracolo”: abbattere il tasso di mortalità e far risparmiare. Dopo il primo lustro di sperimentazione nel distretto di Gagliano-Poggiardo e 500 pazienti ultrasettantenni monitorati, il progetto Gisc (Gestione Integrata dello Scompenso Cardiaco) coordinato dalla cardiologa distrettuale Paola De Paolis ha superato anche l’esame di maturità ed è pronto per diventare un modello codificato di tecnologia applicata alle patologie croniche. In una parola sola: E-Health.

Cifre, progetto, risultati e prospettive sono stati illustrati a Firenze nello scorso week end, durante l’11° Forum Risk Management, al quale hanno partecipato il dott. Franco Pisanò, responsabile del progetto Scompenso Cardiaco della Asl Lecce, e il direttore generale della Asl Lecce Silvana Melli. Un lavoro lungo e complesso che ha attirato l’attenzione e la curiosità del mondo scientifico. Innanzitutto, per il metodo usato, “sintonizzando” le linee guida internazionali per le malattie croniche con il piano diagnostico e terapeutico aziendale, ossia l’organizzazione dei servizi sanitari per la presa in carico dei pazienti. «Il risultato - spiega il dott. Pisanò - è l’omogeneità dell’approccio del trattamento terapeutico nella cornice comune dell’organizzazione del servizio».

Un canovaccio replicabile, naturalmente, per le diverse cronicità. Ma con una marcia in più fornita dalla cartella clinica web-based, punto di contatto (e di reciproca verifica) per medici di base e cardiologi ospedalieri e distrettuali. «E’ l’applicazione pratica della tecnologia – rimarca Pisanò – ai protocolli terapeutici e organizzativi sanitari. Grazie alla telemedicina, ad esempio, siamo in grado di seguire il paziente a casa, controllando i diversi parametri vitali con apparecchiature tecnologiche sincronizzate con la cartella clinica web-based». Un sistema che aiuta anche a velocizzare e ottimizzare le decisioni e – aggiunge Pisanò - «fa entrare la modernità del web nella medicina, consentendo di qualificare l’assistenza sanitaria: oggi per lo scompenso cardiaco, domani per molte altre cronicità».

E’ un po’ il “sogno” di molti pazienti, comune – una volta tanto – alle linee di policy making della Sanità contemporanea, perché in fondo curarsi a casa fa bene a chi ne ha bisogno e anche al sistema sanitario. «Il prossimo passo – spiega il direttore generale Asl Lecce Silvana Melli – sarà estendere questo progetto pilota, consolidato e validato scientificamente, a tutti i 10 distretti socio-sanitari della provincia di Lecce. Ciò significa rendere omogeneo il trattamento terapeutico, migliorare l’organizzazione e l’integrazione tra ospedale e territorio, ridurre il tasso d’ospedalizzazione e quindi la spesa sanitaria, oltre che far crescere la qualità e l’aspettativa di vita dei pazienti. E’ un’innovazione che abbiamo costruito in casa nostra e che, come dimostra l’accoglienza ricevuta a Firenze, ora può fare veramente scuola».

“Quanto” lo spiega Pisanò: «A regime – dice – monitoreremo 4mila pazienti in tutta la provincia di Lecce. Non esiste al mondo una popolazione di pazienti così grande seguita a domicilio grazie alla tecnologia. Soltanto negli Stati Uniti hanno un protocollo simile, ma non vanno oltre 1500-1800 pazienti». Studi e statistiche, del resto, confermano che il progetto Gisc ha centrato l’obiettivo. Il raffronto tra l’anno di presa in carico e quello successivo è significativo, in termini di minore ospedalizzazione (meno 79%), accessi al pronto Soccorso (meno 92%), mortalità (21% Italia, 9 per Lecce) e risparmi per le casse della Sanità pubblica. Un impatto, quest’ultimo, “misurato” da uno studio del Dipartimento di Statistica dell’Università di Padova e dell’Asl di Lecce, che hanno fatto i conti, calcolando una minor spesa per ospedalizzazione di 832mila euro in un anno e su una platea di 100 ultraottuagenari. Solo una piccola parte dei 70mila scompensati pugliesi che, ogni anno, comportano 17mila ricoveri per la patologia più costosa tra quelle classificate nel DRG regionale. Insomma, un problema sanitario e allo stesso tempo una “voragine” di bilancio che ora sarà possibile provare ad arginare con un sistema made in Salento. Bastano un clic e cinque anni di intensissimo lavoro.        

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Ufficio Stampa

Data di pubblicazione:

06/12/2016

Ultimo aggiornamento:

07/12/2016