Protocollo d’intesa tra Asl Lecce e Procura della Repubblica: un percorso comune per combattere la violenza sulle donne

Un percorso codificato che mette insieme

il bisogno di cura e ascolto delle vittime

con le esigenze di giustizia

Un percorso comune e condiviso per combattere e debellare la violenza sulle donne. Il Protocollo d’intesa siglato ieri pomeriggio dal direttore generale della Asl Lecce, Silvana Melli, dal procuratore della Repubblica, Cataldo Motta, dal procuratore aggiunto Valeria Mignone e dal medico legale Alberto Tortorella, responsabile Unità Operativa Rischio Clinico della Asl Lecce, è il primo passo concreto per contrastare, all’interno di un percorso codificato, un fenomeno che per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è “il più grande problema di diritti umani violati e di salute pubblica nel mondo”.

Proprio per questo – viene chiarito nel protocollo stesso - le Istituzioni preposte a garantire percorsi di salute non possono più sottrarsi ad una gestione organica e razionale del tema in discussione. Tra l’altro, attraverso campagne mediatiche che hanno lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’entità del fenomeno e fornire elementi utili di aiuto alle vittime di violenza, anche il Ministero Pari Opportunità sollecita particolare attenzione sull’argomento.

Per Silvana Melli «è stata fissata una base solida su cui, nel prossimo futuro, potrà essere realizzata la Rete Territoriale Antiviolenza, il sistema complesso che metterà in connessione istituzioni, Forze dell’Ordine, Centri Antiviolenza e privato sociale per affrontare e gestire ogni tipo di violenza contro le fragilità: donne, anziani, minori, disabili, omosessuali. Per far questo, l’Asl comincerà con il rafforzare la propria rete aziendale, coinvolgendo i dipartimenti che si occupano di dipendenze patologiche e salute mentale e puntando su un importante piano di formazione del personale». Il procuratore Cataldo Motta ha sottolineato l’importanza di una «regolamentazione attenta e dettagliata, con una visione non disgiunta dalle esigenze di tipo giudiziario sottese alla materia della violenza sulle donne». Il valore – ha aggiunto Valeria Mignone, coordinatrice del Pool di Tutela delle fasce deboli – «di questo protocollo è altissimo, perché rappresenta un “tesoro” per chi poi si occuperà di fare le indagini, elemento indispensabile per l’acquisizione di dati e informazioni da usare in dibattimento. E’ fondamentale, ed è ciò che questo protocollo permette, riuscire a descrivere l'approccio corretto ai diversi casi in modo da oggettivizzare le caratteristiche della violenza». Cruciale sarà anche «il ruolo dei medici di base e dei pediatri – ha rimarcato Alberto Tortorella – perché la diagnosi di casi di violenza, che non sempre vengono denunciati dalle vittime, va fatta innanzitutto sul territorio e solo, successivamente inserita in un contesto multidisciplinare».

A seguito del protocollo, l’Asl Lecce ha accelerato l’allestimento, in questa prima fase all’interno dell’Ospedale di Gallipoli poi anche in altri presidi, di una stanza dedicata per l’assistenza e le prime cure nelle ipotesi di supposti casi di violenza sulle donne, adulte o minori, in stretto collegamento con l’Autorità Giudiziaria. E’ il cosiddetto “codice rosa”, percorso specifico all’interno del Pronto soccorso, in cui la vittima sarà ascoltata, informata e indirizzata, sempre nella massima riservatezza rispetto agli altri ambienti.

Nel Protocollo è prevista una procedura molto circostanziata, a partire dalla corretta gestione delle vittime di presunta violenza sessuale, garantendo ad ogni singolo caso le immediate necessità di cura con modalità operative e strumenti condivisi e diffusi tra le strutture coinvolte; la definizione delle modalità di accoglienza, di screening e di segnalazione delle ipotesi di violenza sessuale all’Autorità Giudiziaria (nei casi di procedibilità d'ufficio); l’organizzazione della raccolta di tutti gli elementi utili sotto il profilo clinico e probatorio, i tempi e le modalità di rilevazione, repertazione e custodia. Adempimenti e passaggi da svolgere prestando particolare attenzione al pieno rispetto della privacy e della dignità delle persone.

Dal punto di vista operativo, la procedura si applicherà nei Pronto Soccorso, nelle Unità operative di Ostetricia-Ginecologia, nei Servizi di Continuità Assistenziale (Guardia Medica), negli Ambulatori Aziendali e sarà adottata, per quanto di competenza, da tutti i livelli di responsabilità degli stessi. Tutte le vittime, adulti e minori, che riferiranno un racconto di violenza sessuale dovranno essere trattati nel rispetto del Protocollo che sarà applicato da tutti gli operatori dell’Azienda Sanitaria. In particolare, l’approccio al minore sospetta vittima di violenza dovrà essere integrato in ogni caso dalla presenza dello psicologo e dello specialista pediatra, previo preventivo indirizzo del Pubblico Ministero di turno.

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Ufficio Stampa

Data di pubblicazione:

08/12/2016

Ultimo aggiornamento:

08/12/2016