Screening e Senologia, il modello ASL Lecce basato sull'ascolto

L’importanza di sapere “chi fa”, “che cosa” e “dove”. Così l'azienda sanitaria ha fatto accomodare allo stesso tavolo i tecnici, con le loro competenze, e gli utenti, con il loro carico di esperienze e problemi.

L’importanza di sapere “chi fa”, “che cosa” e “dove”. Perché quando una donna scopre di avere un nodulo al seno, basta anche il solo dubbio, è fondamentale che al suo bisogno di salute segua la risposta giusta e, possibilmente, in tempi accettabili.

E’ questo il percorso logico che la Direzione Generale della ASL Lecce ha trasformato in metodologia, applicandola in concreto e a costo zero, nell’ultimo anno e mezzo, e riuscendo a semplificare ciò che appariva complesso su un terreno vasto e delicato come la Senologia. «Sono le domande fondamentali, chi, che cosa e dove, che ogni operatore sanitario deve porsi e a cui deve rispondere – spiega il direttore generale Silvana Melli – quando ha davanti un utente. E’ la base da cui siamo partiti nella ristrutturazione di percorsi, primo fra tutti lo screening senologico, condividisi assieme alle associazioni di volontariato che, sostanzialmente, rappresentano chi il problema ce l’ha e pone domande stringenti all’azienda sanitaria».

Partendo dallo Screening, quindi dalla prevenzione, la ASL ha fatto accomodare allo stesso tavolo i tecnici, con le loro competenze mediche ed epidemiologiche, e gli utenti, con il loro carico di esperienze e problemi.  Con un risultato che, durante la riunione di ieri mattina in Direzione Generale, ha messo tutti d’accordo: «L’ascolto – ha rimarcato il direttore sanitario Antonio Sanguedolce - è la chiave per arrivare alla soluzione».

Soluzione che, però, è il frutto di un impegno decennale capace di penetrare negli ingranaggi di un sistema complesso e di eliminare sprechi, duplicazioni e incongruenze: «Il Cup senologico – ha ricordato Rita Tarantino, referente del Tavolo tematico Senologia, anche a nome delle associazioni intervenute – ha rappresentato una svolta, anche culturale, perché ha cambiato l’approccio rispetto alle patologie della mammella». Un approccio diventato strategia complessiva, grazie all’avvio degli screening per le donne tra i 50 e 69 anni, dei follow up per le pazienti operate e delle agende personalizzate, sino a livello del singolo medico, per creare un doppio effetto positivo: accorciare le liste d’attesa evitando prestazioni improprie e disegnare percorsi personalizzati.

Un lavoro di riordino e scrematura che, è stato detto, dovrà avvalersi anche della collaborazione con i medici di base, opportunamente informati e sensibilizzati per gestire razionalmente i codici di priorità e d’esenzione. L’ascolto e il dialogo, del resto, devono funzionare fra tutti i protagonisti della filiera della salute, anche per poter affrontare l’altra faccia della medaglia: la Senologia clinica o istituzionale. E’ questo il fronte attualmente più critico, perché si rivolge a donne al di sotto della soglia di screening e che, stando ai segnali poco rassicuranti delle statistiche epidemiologiche, cominciano ad avere a che fare con il carcinoma mammario in età sempre più precoci. 

La lezione virtuosa applicata allo Screening, capace di far crescere le adesioni e insieme di segnalare le criticità, sarà dunque la strada da seguire. Con in più gli strumenti informativi già operativi, dal portale della Salute (che sarà aggiornato) al Punto Rosa, un servizio dedicato all’interno della Cittadella della Salute di Lecce che assicura un dialogo fisico e non solo telefonico, e le tecnologie di ultima generazione (ecografi già in uso e mammografi in fase di acquisto) schierate dalla ASL sul territorio, dal centro alla periferia. Senza tralasciare piccoli aggiustamenti organizzativi che hanno permesso l’archiviazione di una gran mole di documenti, oggi facilmente consultabili, e rovesciato il paradigma stesso della lettura dell’esame: non più viaggi di carte, ma medici che si spostano. Con benefici evidenti sulle mammografie effettuate per ogni seduta, passate da 15 a 25 e pronte a salire sino a 30 entro maggio. Circolazione di informazioni e buone pratiche che hanno coinvolto anche le strutture private convenzionate, integrate nel Cup Senologico centralizzato in modo da ampliare la capacità di offrire servizi e abbassare i tempi d’attesa.

Infine, la richiesta del mondo del volontariato per giungere a percorsi racchiusi in linee guida. Appunto, ciò che ASL Lecce ha affidato ai gruppi di lavoro specializzati: semplificare, razionalizzare e codificare. Tracciando una linea retta tra bisogno dell’utente e soluzione invece che il solito arabesco.          

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Ufficio Stampa

Data di pubblicazione:

01/03/2017

Ultimo aggiornamento:

02/03/2017