Umanizzazione degli ospedali, Asl Lecce capofila regionale della ricerca Agenas

La campagna si basa sull’osservazioni diretta e l’acquisizione di documentazione riguardante la presenza o meno di determinate procedure o servizi all’interno degli ospedali. A fine rilevazione, le équipe dovranno stilare il piano di miglioramento: fatta la diagnosi, arriverà anche la “cura”

Valutare l’umanizzazione degli ospedali per migliorarli, in modo ciclico e sistematico. Non è una “pagella” quanto piuttosto una “fotografia” quella scattata per il lancio della campagna regionale di “Valutazione partecipata del grado di Umanizzazione delle strutture di ricovero pubbliche e private”. Coordinata da Agenas, l'iniziativa è stata presentata martedì 9 maggio nella sala consiliare della Regione Puglia e vedrà il coinvolgimento attivo delle organizzazioni e associazioni di volontariato per la rilevazione strutturata dei servizi e delle attitudini all'accoglienza del paziente in ospedale.
Si è partiti facendo un passo indietro, illustrando cioè i risultati della precedente rilevazione, datata 2014, per poi farne un paio in avanti per spiegare le modalità della nuova campagna avviata a fine 2016. Un’edizione rivista e ampliata, passando da 25 ospedali pubblici e privati pugliesi censiti a tutte e 61 le strutture di ricovero del territorio regionale.

A far da collante l’esperienza della Asl Lecce, maturata negli ultimi sette anni sia all’interno della cabina di regìa regionale sia sul campo, grazie alla sperimentazione della check list sull’umanizzazione degli ospedali applicata in tutti i nosocomi leccesi, successivamente estesa a quelli regionali e quindi validata a livello nazionale da Agenas. La Asl Lecce, rappresentata a Bari dal direttore sanitario Antonio Sanguedolce, ricopre infatti il ruolo di capofila per la Regione Puglia della ricerca nazionale Agenas, mentre la dirigente Asl Lecce Sonia Giausa è responsabile scientifica del progetto.

Ruolo cruciale per la ASL leccese assieme all’impegno di Ares Puglia, guidata dal commissario straordinario Giovanni Gorgoni, e di Agenas su scala nazionale, come hanno spiegato Sara Carzaniga e Micaela Cerilli, con l’obiettivo di rendere la rilevazione sistematica e periodica.

Nel dettaglio, la campagna si basa sull’osservazioni diretta e l’acquisizione di documentazione riguardante la presenza o meno di determinate procedure o servizi all’interno degli ospedali. Ad occuparsene sono équipe composte da personale di direzione medica, degli URP e da rappresentanti di associazioni e cittadini: un modo per condividere progetto e finalità direttamente con gli utenti.

Quattro le aree principali d’indagine: processi assistenziali e organizzativi orientati al rispetto e alla specificità della persona; accessibilità fisica, vivibilità e comfort; accesso e informazioni, semplificazione e trasparenza; cura della relazione col paziente/cittadino. Capitoli a loro volta declinati in sotto-aree e criteri in modo da scandagliare in profondità il rapporto, sino a questa campagna semi-inesplorato, tra ospedale e paziente. Temi sensibili come il rispetto della privacy o il supporto psicologico, o legati alla fruizione, ad esempio l’eliminazione delle barriere architettoniche, la segnaletica, il comfort alberghiero e dei servizi comuni. Ma il metro per valutare un ospedale è dato anche da reparti ”a misura di bambino”, da sale d’attesa accoglienti, dall’accesso alle informazioni, dalla formazione del personale e dalla cura della relazione con i pazienti. In sostanza, un lungo elenco di impegni presi con il cittadino per far sì che, ogni volta che entra in un ospedale, si senta un po’ più a casa propria. La controprova, del resto, arriverà a fine rilevazione, quando le équipe dovranno stilare il piano di miglioramento: fatta la diagnosi, arriverà anche la “cura”.

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Ufficio Stampa

Data di pubblicazione:

10/05/2017

Ultimo aggiornamento:

10/05/2017