Prende il nome di violenza assistita l’esperire da parte del bambino/a e/o adolescente qualsiasi forma di maltrattamento compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale, economica e atti persecutori su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative, adulte o minori. Il/La bambino/a o adolescente può farne esperienza direttamente (quando la violenza/l’omicidio avviene nel suo campo percettivo), indirettamente (quando il/la minorenne è a conoscenza della violenza/omicidio), e/o percependone gli effetti acuti e cronici, fisici e psicologici. La violenza assistita include l’assistere a violenze di minorenni su altri minorenni e/o su altri membri della famiglia e ad abbandoni e maltrattamenti ai danni degli animali domestici e d’allevamento (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia – CISMAI, 2017).

Per rilevare le condizioni di violenza assistita è indispensabile sia imparare a riconoscere la violenza maschile contro le donne nei suoi aspetti più strutturali e nelle sue dimensioni, sia considerare la protezione dei bambini come inscindibile da quella delle madri.

Il coinvolgimento dei bambini nella violenza domestica può avvenire:

  • già durante la gravidanza, periodo in cui in molti casi comincia la violenza tra i partner;
  • durante la convivenza dei genitori;
  • in fase di separazione e dopo la separazione, periodo in cui i bambini possono essere usati dal padre/partner violento come strumento per riproporre i maltrattamenti sulla madre e per continuare a controllarla. In queste circostanze può aumentare il rischio di escalation della violenza tanto da evolvere in tragici eventi letali (omicidio della madre, omicidi plurimi, omicidio-suicidio). I figli, cosiddetti orfani speciali, si trovano in una condizione devastante di traumi multipli in quanto perdono al tempo stesso entrambi i genitori, la madre assassinata dal padre che spesso tenta il suicidio o comunque viene arrestato (Goffredo M et al., 2018).

La violenza assistita, sebbene ad oggi sia una delle forme di maltrattamento più diffuse, rimane, generalmente, in tutte le aree regionali italiane un fenomeno sommerso e sottostimato anche per la diffusione di miti culturali e false credenze, che espongono questi bambini alla condizione di "invisibilità" sia per l'assenza di segni visibili della violenza assistita sia per la centralità attribuita alla violenza sulle madri (12° Rapporto CRC, 2021).

La rilevazione della violenza assistita

Per rilevare la violenza assistita è importante riconoscerla poiché spesso non ci sono segni visibili da individuare ma ferite profonde riferibili ad una sofferenza psicologica che richiede un approccio esplicativo, non solo descrittivo, per comprendere pienamente la complessità dei significati profondi di questa esperienza. La rilevazione di tale condizione, così come riportato dal CISMAI (2017), consiste nell’ accertare la presenza di figlie e figli nelle situazioni di violenza domestica e ricercare i segnali di malessere dei minori.

Essere esposti alla violenza assistita può determinare alterazioni ma anche danni allo sviluppo di competenze cognitive, emotive, comportamentali e relazionali. I figli possono sperimentare una sofferenza che può esprimersi attraverso intensi e diversificati sentimenti: paura e angoscia, impotenza, confusione e disorientamento, ma anche colpa, invisibilità e rabbia. La violenza, soprattutto se protratta nel tempo, può generare sintomi internalizzanti, quali ansia, depressione, equivalenti somatici, ma anche sintomi esternalizzanti quali oppositività, aggressività, agitazione psicomotoria (Fong, Hawes e Allen, 2019). La condizione psicologica può tuttavia configurarsi in diversi quadri psicopatologici ma anche influenzare lo sviluppo in senso traumatico con gravi ripercussioni sulla rappresentazione di Sé, degli altri e della relazione con l'ambiente (Levendosky, Bogat e Martinez-Torteya, 2013). Il trauma psicologico interpersonale e cumulativo si manifesta attraverso una costellazione sintomatologica complessa, espressione delle diverse dimensioni danneggiate dello sviluppo.

Assistere alla violenza di un genitore nei confronti dell'altro crea confusione nel mondo interiore dei bambini e compromette il cuore delle relazioni primarie.

La violenza di cui si fa esperienza avviene all'interno della relazione affettiva primaria e fondativa, diventando rappresentativa di essa e di ogni altra relazione intima.

I segnali di malessere da ricercare in un minore vittima di violenza assistita possono coinvolgere diversi domini del suo sviluppo come presentato di seguito (Bartlett e Steber, 2019).

Indicatori comportamentali:

  • disregolazione comportamentale
  • eccessiva richiesta di attenzione attraverso comportamenti sia positivi che negativi
  • ipervigilanza, collera / aggressività
  • comportamenti dirompenti

Indicatori relazionali:

  • difficoltà interpersonali e nella sintonizzazione emotiva con i pari
  • scarsa comprensione degli stati propri e altrui
  • incapacità di comunicare emozioni, desideri e bisogni
  • tendenza alla prevaricazione e all'utilizzo dell'aggressività nelle relazioni
  • passività, ritiro, isolamento sociale in classe o nei momenti ricreativi
  • estrema familiarità e “adesività” nei confronti degli estranei
  • mancanza di fiducia nelle relazioni

Indicatori emotivi:

  • mancato riconoscimento e verbalizzazione delle emozioni
  • adultizzazione, eccessiva responsabilizzazione
  • emozioni di vergogna, rabbia, colpa, paura senza sbocco
  • improvvisi e repentini cambi di umore
  • ottundimento emotivo

Indicatori cognitivi:

  • mancata regolazione dell’attenzione
  • ridotte competenze linguistiche
  • difficoltà nell’elaborazione degli stimoli
  • problematiche negli apprendimenti
  • dissociazioni dello stato di coscienza

Indicatori della salute fisica:

  • analgesia
  • disturbi del sonno, incubi notturni
  • somatizzazione e problematiche mediche
  • disturbi dell’immagine corporea

Il malessere delle/i minori vittime di violenza assistita, quindi, può coinvolgere diverse aree dello sviluppo presentando manifestazioni apparentemente incongruenti a seconda della fase evolutiva del minore. Nel primo anno di vita, ad esempio, essendo privilegiato il piano senso-motorio si potranno rilevare una disorganizzazione sensomotoria ed una mancata regolazione dei ritmi biologici, problemi sfinterici, comportamento sottomesso, insensibilità agli stimoli. Dopo il primo anno, il bambino potrebbe adottare comportamenti di attacco e fuga, inibizione dell’esplorazione, precoce cura di sé. Nei bambini più grandi si potrebbero osservare: comportamenti regressivi, comportamenti autolesivi, crudeltà verso gli animali, aggressività, iperallarme, scarse abilità prosociali (Luberti e Grappolini, 2021).

La violenza assisistita, oltre ad essere un grave trauma per i bambini, è il principale fattore della trasmissione intergenerazionale della violenza.

Fonte: Materiale informativo Progetto IPAZIA CCM 2021

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Realizzato nell'ambito del progetto dell’Istituto Superiore di Sanità IPAZIA CCM 2021 “Strategie di prevenzione della violenza contro le donne e i minori nei contesti territoriali”

 
 

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