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Malattie trasmesse da vettori - Le arbovirosi

Cosa sono le arbovirosi?

Le arbovirosi sono zoonosi causate da virus trasmessi da vettori artropodi (arthropod-borne virus, come per esempio zanzare, zecche e flebotomi) tramite morso/puntura. Interessano sia l’uomo che gli animali. Al momento attuale si contano oltre 100 virus classificati come arbovirus, in grado di causare malattia nell’uomo. La maggior parte di questi appartengono a famiglie e generi tra i quali i Togaviridae (Alphavirus), i Flaviridae (Flavivirus) e i Bunyaviridae (Bunyavirus e Phlebovirus). 

In Italia, sono soggette a sorveglianza speciale le seguenti arbovirosi: Chikungunya, Dengue, Zika, West Nile, Usutu, Encefalite da zecca (Tbe) e le infezioni neuro-invasive da virus Toscana.

 

Cos’è la West Nile disease?

La malattia di West Nile o West Nile Disease (WND) è causata da un virus a RNA appartenente alla famiglia Flaviviridae, genere Flavivirus, denominato West Nile Virus (WNV).

Il virus è stato isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda dal sangue di una donna con sintomatologia febbrile, proveniente dal distretto di West Nile (da cui il nome West Nile disease). Attualmente WNV è diffuso in Africa, Medio Oriente, Nord America, Asia Occidentale ed Europa, dove è stato segnalato a partire dal 1958.

I vettori del WNV sono zanzare del genere Culex di specie modestus e specie pipiens.

 

Come si trasmette?

Il WNV, in natura, presenta:

  • un ciclo primario (ciclo endemico): le zanzare ornitofile adulte (vettori) si infettano pungendo uccelli viremici (ospiti amplificatori o serbatoio). Il WNV, una volta ingerito, è in grado di diffondere nell'organismo della zanzara, dove si moltiplica localizzandosi a livello delle ghiandole salivari per poi essere trasmesso ad un altro uccello.
     
  • un ciclo secondario (ciclo epidemico): le zanzare adulte (chiamate vettori ponte) sono capaci di trasmettere il virus ad ospiti accidentali a fondo cieco, come l'essere umano, gli equidi e altri mammiferi: in questi ospiti il virus non raggiunge nel torrente circolatorio concentrazioni sufficientemente elevate da infettare i vettori e, pertanto, il ciclo di trasmissione non riesce a perpetuarsi.
     

Tuttavia, per quanto riguarda l’essere umano, altri mezzi di infezione documentati, anche se molto più rari, sono i trapianti di organo, le trasfusioni di sangue e la trasmissione materno-fetale in gravidanza.

 

Quali sono le manifestazioni cliniche?

  • Uccelli - periodo di incubazione è di 3-4 giorni;
    La malattia si presenta solitamente in forma asintomatica o subclinica. Qualora compaiano sintomi clinici, essi sono tipici della forma neurologica caratterizzata da: atassia, paralisi, movimenti di maneggio, pedalamento, torcicollo, opistotono, incoordinazione motoria, depressione, letargia, penne arruffate, perdita di peso.
    La morte in genere sopraggiunge a distanza di 24 ore dalla comparsa dei sintomi nervosi.
     
  • Equidi - periodo di incubazione è di 3-15 giorni;
    La maggior parte dei casi decorre in modo asintomatico. Tuttavia nei focolai osservati negli ultimi anni, è stato registrato un aumento della percentuale di soggetti con sintomatologia. I sintomi clinici sono: febbre, atassia, deficit propriocettivi, paralisi di uno o più arti con la conseguente impossibilità dell'animale a mantenere la stazione quadrupedale, fascicolazioni cutanee, tremori e rigidità muscolare e talvolta dismetria, sonnolenza, ipereccitabilità o aggressività, iperestesia, paresi dei muscoli facciali, della lingua e disfagia.
    I segni clinici possono risolversi con guarigione in 5-15 gg oppure progredire rapidamente con morte dei soggetti. In alcuni casi si preferisce sottoporli ad eutanasia.
     
  • Uomo - periodo di incubazione varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario.
    La maggior parte delle persone infettate con il WNV non sviluppa segni clinici. Nelle aree endemiche la sintomatologia si evidenzia, nel 20% circa dei soggetti colpiti, con una sindrome simil-influenzale, caratterizzata da un periodo di incubazione di circa 2-14 giorni e dai seguenti sintomi: febbre, mal di testa, mal di gola, dolorabilità muscolare ed articolare, congiuntivite, rash cutanei solitamente sul tronco, sulle estremità e sulla testa, linfoadenopatia, anoressia, nausea, dolori addominali, diarrea e sindromi respiratorie.
    Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave.
    I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette (1 persona su 150), e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi (circa 1 su mille) il virus può causare un’encefalite letale.
     

Come si fa la diagnosi?

L’infezione da West Nile disease spesso decorre senza sintomi clinici apprezzabili, tuttavia in una piccola percentuale dei soggetti infetti può evocare una sintomatologia neurologica poco specifica. I criteri diagnostici quindi devono combinare alla valutazione clinica specifici test di laboratorio.

La conferma di WND può essere fatta direttamente, rilevando la presenza del virus nel sangue o negli organi bersaglio, o indirettamente, attraverso l’uso di test sierologici per la ricerca di anticorpi specifici.

In campo veterinario tutti i campioni animali risultati positivi al virus West Nile provenienti da altri Istituti Zooprofilattici o da altri laboratori vengono inviati al Centro di Referenza Nazionale per le Malattie Esotiche degli animali (CESME) per la conferma di positività.

 

Cosa si può fare come profilassi?

Per quanto riguarda la specie equina è disponibile in commercio un vaccino a richiamo annuale e, dove non sia possibile vaccinare, si raccomanda l’utilizzo di insetto-repellenti cutanei e la disinfestazione periodica degli ambienti dove sono stabulati gli animali. Al momento non esiste invece un vaccino per proteggere l’essere umano.

 

Come si previene?

Il metodo preventivo più efficace per tutelare l’essere umano consiste nell’evitare le punture di zanzara, tramite l’uso di repellenti cutanei e soggiornando quanto più possibile in ambienti protetti da zanzariere e/o provvisti di diffusori di insetticidi ad uso domestico.

Le persone dovrebbero inoltre collaborare attivamente alle misure di controllo delle zanzare, impedendo che queste possano riprodursi. Per fare ciò è necessario mettere al riparo dalla pioggia tutto ciò che può raccogliere acqua, introdurre pesci in vasche e fontane, chiudere con coperchi o coprire con teli i bidoni e i recipienti che non possono essere spostati, svuotare i sottovasi ed altri recipienti almeno una volta alla settimana.

Per evitare che le zanzare possano riprodursi facilmente, aumentando il rischio di trasmissione del virus, si consiglia per esempio di:

  • svuotare frequentemente i sottovasi di fiori o altri contenitori con acqua stagnante
  • cambiare spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali
  • tenere le piscinette per i bambini in posizione verticale quando non sono usate.
     

Quali sono i dati epidemiologici?

In Italia il primo focolaio di WND è stato confermato nella tarda estate del 1998 nell’area circostante il Padule di Fucecchio in Toscana in alcuni cavalli con sintomatologia clinica. A seguito dell’epidemia, il MdS, dal 2002, ha attivato il Piano nazionale di sorveglianza per la WND che ha consentito di identificare nel 2008, a 10 anni di distanza dal primo focolaio, la circolazione del WNV appartenente al lineage 1 in Emilia Romagna, Veneto e Lombardia in uccelli, mammiferi e vettori. A completare il quadro relativo all’epidemiologia della WND a livello nazionale è utile citare l’ingresso e la successiva circolazione di un nuovo lineage virale, il lineage 2, a partire dal 2011.

A distanza di 10 anni dalla prima notifica, la WND è ricomparsa in Italia nell'agosto 2008 nell’area del delta del Po. Il ceppo del 2008, come quello del 1998, non ha causato letalità significativa nei volatili, ma, al contrario di quanto avvenne in Toscana, per la prima volta nel nostro Paese, l’infezione è stata in grado di provocare sintomatologia clinica non solo negli equidi ma anche nell’uomo.

 

Cos’è il Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle Arbovirosi?

Dal 2020 è in vigore il Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle Arbovirosi (PNA) 2020-2025, che ha sostituto i Piani annuali elaborati dalla Direzione Generale della sanità animale e dei farmaci veterinari, di concerto con la Direzione Generale della prevenzione sanitaria. Il Capitolo 3 del PNA è dedicato ai virus West Nile e Usutu.

L’obiettivo generale della sorveglianza integrata per WNV e USUV è il rilevamento precoce della circolazione dei virus sul territorio nazionale durante la stagione di attività dei vettori, testando zanzare, uccelli, cavalli ed essere umano, al fine di ridurre il rischio di trasmissione a quest’ultimo.

Il piano si avvale della:

1. sorveglianza su uccelli stanziali appartenenti a specie bersaglio. Nelle aree a basso rischio (BR) è possibile, in alternativa attuare la sorveglianza su allevamenti avicoli rurali o all’aperto;

2. sorveglianza su esemplari di uccelli selvatici rinvenuti morti;

3. sorveglianza entomologica;

4. sorveglianza clinica negli equidi;

5. sorveglianza dei casi umani.

Su tutto il territorio nazionale è obbligatoria la notifica immediata:

· di tutti i casi sospetti di sintomatologia nervosa negli equidi,
· di tutti gli episodi di mortalità in uccelli selvatici,
· di tutti i casi di malattia neuroinvasiva e/o di infezione recente nelle persone. La sorveglianza dei casi umani importati e autoctoni, si attua per tutto l’anno su tutto il territorio nazionale.

                                                    

Quali sono le misure di contrasto agli insetti vettori?

In caso di riscontro di WNV in una delle matrici oggetto di sorveglianza (zanzare, avifauna, equidi, esseri umani) è necessario richiamare i Comuni a una corretta gestione del territorio con eliminazione dei focolai larvali non rimovibili e trattamenti larvicidi delle caditorie, tombini, bocche di lupo ecc. su suolo pubblico. Le Regioni/PA, in base alle specifiche condizioni locali possono valutare l’applicazione di interventi mirati di disinfestazione in particolari siti ove si concentrano soggetti a maggior rischio di contrarre o sviluppare forme neuroinvasive di WND: ospedali, strutture residenziali protette, centri di aggregazione per anziani ecc.) o in occasione di eventi che possano richiamare grandi numeri di persone (feste, fiere o sagre) che si svolgano tra il crepuscolo e la notte. In presenza di cluster di 2 o più casi umani di forme neuroinvasive, la cui correlazione spaziotemporale sia stata confermata mediante indagine epidemiologica, occorre intensificare le attività di contrasto al vettore su tutta l’area interessata.

In particolare, l’Amministrazione pubblica dovrà avvalersi di imprese di disinfestazione.

 

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