8 Marzo Giornata della Donna: 21 i centri antiviolenza

Il Presidente Emiliano e l'assessore Negro: "la Puglia tra le più virtusose, ma vogliamo fare di più"

 “Celebriamo oggi la festa della donna in Puglia e lo facciamo con un’ambizione, quella di consentire a tutti gli uomini di questa regione di non vergognarsi più di essere uomini perchè il numero degli atti di sopruso e di violenza, che a volte sfociano sino all’omicidio, sono davvero insopportabili. Oggi abbiamo colto l’occasione, attraverso una conferenza stampa, per dare un aggiornamento, con numeri e azioni concrete, delle azioni poste in essere dalla Regione Puglia per prevenire e contrastare il fenomeno della violenza di genere”.

Così il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano questa mattina in conferenza stampa, insieme con l’assessore al Welfare Salvatore Negro e la referente regionale per l’antiviolenza Giulia Sannolla, per illustrare l’aggiornamento della rete dei servizi antiviolenza in Puglia. Un’occasione dunque per fare il punto sulle azioni di prevenzione e di contrasto alla violenza sulle donne che la Regione Puglia mette in campo da tempo, con un finanziamento complessivo, per quest’anno, di 3,8 milioni di euro cui si aggiungono le risorse dei piani sociali di zona.  

“In Puglia nel 2016 – ha continuato Emiliano - sono 21 i CAV (i centri anti violenza) in possesso dei requisiti previsti dalla normative nazionale e regionale, con una rete attiva in 36 ambiti territoriali (su 45). Questo dato fa della Puglia la prima regione italiana per copertura di ambiti mentre il numero dei CAV la colloca tra le regioni italiane più virtuose, insieme con Emilia Romagna (14), Lombardia (21), Piemonte e Toscana (20). Ma la nostra sfida naturalmente va oltre, vogliamo avere  una copertura al 100 per cento degli ambiti territoriali affinchè tutte le donne pugliesi abbiano un luogo dove poter essere ascoltate ed aiutate a diradare il buio che a volte copre questi eventi di violenza”.

Il Presidente Emiliano, dopo aver sottolineato come la Regione Puglia “stia investendo moltissimo e da anni su questo tema”, ha invitato tutte le donne pugliesi, vittime di violenza, spesso domestica,  “a frequentare i centri anti violenza ma soprattutto a non avere timore di parlare, anche male, del proprio partner perché prima si interviene e meglio è”.  

“Oggi – ha aggiunto Emiliano – è una giornata di riflessione anche per gli uomini,  una giornata in cui si festeggiano le donne riflettendo su se stessi. Temo infatti che l’educazione maschile sia ancora fortemente trascurata e quindi colgo con grande attenzione le iniziative che si svolgono nelle scuole. La famiglia purtroppo è il posto più pericoloso per la violenza sulle donne. E’ un meccanismo di assoggettamento che va contrastato attraverso il sostegno e confronto che le donne possono ricevere proprio nei nostri Centri anti violenza, centri che fanno un lavoro fondamentale. Ritengo però che questo lavoro possa essere aiutato dai servizi sociali dei comuni, dai sindaci ma anche dalle forze dell’ordine”.

"Ringrazio gli uffici e la loro capacità di saper gestire bene il denaro – ha aggiunto Emiliano - quello che distingue il successo o meno di una battaglia, a parte la passione, è proprio la capacità di spendere bene le risorse pubbliche. In materia di contrasto alla violenza di genere noi lo stiamo facendo mettendo a punto un modello umile ma anche molto ambizioso, perchè noi vogliamo tutto. Vogliamo una società che finalmente non ci faccia vergognare di essere uomini”.

“Infine penso che una festa importante come questa vada celebrata anche prendendo un impegno – ha concluso Emiliano – vorrei lanciare un appello al consiglio regionale, al presidente Loizzo e a tutti i consiglieri, di portare velocemente in aula la legge elettorale che consenta il riequilibrio di genere, come tra l’altro previsto dal nostro programma.  Diciamo che sarei molto felice, da presidente e da pugliese, se questa legge fosse approvata prima dell’estate. Il mio appello è affettuosamente ultimativo nei confronti del consiglio regionale. Bisogna saldare subito un debito che vorrei non continuare ad avere, soprattutto nella mia veste di consigliere regionale". 

Per l’assessore al Welfare Salvatore Negro, “il dato che presentiamo oggi è un dato assolutamente incoraggiante e che ci vede orgogliosi perché è il frutto di un lavoro intenso e puntuale svolto dalla Regione Puglia, che ha saputo concretizzare gli indirizzi e  le politiche avviate in questi anni in tema di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne, anche attraverso la valorizzazione del ruolo delle associazioni e del loro impegno”. 

Altro punto di forza del sistema è l’avvio di una puntuale azione di monitoraggio.

“Per la prima volta – ha spiegato l’assessore Negro – la Regione Puglia ha compiuto un monitoraggio puntuale, tassello fondamentale e utilizzabile da tutti i soggetti della rete, non solo, ha redatto in maniera organica i dati rilevati dai centri che hanno utilizzato la stessa scheda di rilevazione, un lavoro che ci restituisce informazioni preziosissime sul fenomeno e sugli strumenti da mettere in campo per contrastarlo. Nonostante il numero delle donne che denunciano o che si rivolgono ai servizi sia ancora molto limitato rispetto all’entità del fenomeno,  i dati mettono in evidenza una maggiore consapevolezza da parte delle donne circa la violenza subita e la determinazione ad uscirne,  confermando peraltro  quanto  già emerso dall’ultimo rapporto ISTAT sulla violenza contro le donne (2014)- Ai dati sulle donne che si rivolgono ai servizi – ha concluso Negro - si aggiunge il dato altrettanto rilevante dei “minori presi in carico” per situazioni di maltrattamento e violenza, prima tra tutte la violenza assistita, che spesso non viene rilevata in modo esplicito dai servizi e, sulla quale, è in corso di elaborazione un approfondimento dedicato”.

Nel corso della conferenza stampa è stato presentato uno spot, finanziato dalla Regione Puglia nell’ambito del Piano operativo antiviolenza e realizzato dall’Associazione Safiya Onlus e dall’Ambito territoriale di Conversano, Polignano e Monopoli, con la regia di Gianni Torres. “È uno spot intriso di realtà, di documento e di documentario – ha detto il regista Torres - dove i testi sono divisi in due, una parte realizzato con frasi vere, liberamente scritte da donne che hanno subito violenza e l’altra parte realizzato con frasi di chi invece è in prima linea e di chi accoglie, stimolando le donne a prendere coscienza del proprio malessere”. 

Alcuni dati sulle donne che si rivolgono ai CAV

Il 91% delle donne ha cittadinanza italiana ed è residente prevalentemente nel territorio in cui è ubicato il servizio. La fascia di età prevalente tra le donne che si rivolgono ai centri è quella tra i 30 e i 49 anni (47,3%); significative anche le percentuali delle donne  della fascia 18-29 anni (13,9%) e della fascia di età 50-59 anni (14,3%); fa riflettere anche la percentuale, sia pur minima (4,2%) delle donne tra i 60 e i 69 anni che hanno chiesto aiuto ai centri.

Rispetto all’anno precedente si registra un aumento percentuale significativo (+ 7%) nella fascia di età compresa tra i 30-39 anni e un decremento in termini percentuali per la fascia di età 18-29 anni (- 5%).

Le donne subiscono violenza soprattutto nel contesto domestico e delle relazioni intime. Se si sommano le percentuali delle donne coniugate o conviventi e delle donne separate e divorziate che si sono rivolte ai CAV, si rileva una percentuale complessiva dell’80% che mette in evidenza il contesto “familiare” della violenza. Fra gli autori delle violenza, infatti, figurano prevalentemente il partner e l’ex partner, due tipologie di autori che rappresentano complessivamente il 78,2%. Le tipologie di violenza denunciate confermano l’ordine di prevalenza dell’anno precedente: violenza prevalente è quella fisica, seguita da quella psicologica, dallo stalking, dalla violenza sessuale. La violenza psicologica accompagna tutte le forme di violenza così come, a seguire,  quella della violenza economica. La mancanza di lavoro è un problema per molte delle donne che subiscono violenza. La percentuale delle donne non occupate, delle donne casalinghe e delle studentesse è pari al  59% del totale e mette in evidenza la mancanza di autonomia economica che potrebbe pregiudicare il percorso di fuoriuscita dalla violenza se non si interviene con risposte integrate e globali. Strettissima è la connessione che esiste tra violenza domestica intra familiare agita sulle donne e la violenza assistita da parte di figli minori che aggrava le conseguenze del fenomeno. 

 

Inserito da :

Redazione regionale PugliaSalute

Data di pubblicazione:

08/03/2016

Ultimo aggiornamento:

08/03/2016